Lo SLANG delle Criptovalute: tutto quello che DEVI conoscere

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Slang criptovalute

Aggiornato il 04/09/2022 da Gaetano Matarese

criptovalute

Immaginate di stare nel bel mezzo di una piacevole conversazione con i vostri amici o colleghi e ad un certo punto di questa conversazione qualcuno inizia a parlare di criptovalute.

Cosa fate?

Questo articolo, approfondisce tutto quello che devi conoscere sullo slang di queste monete virtuali.

Oggi le criptovalute sono diventate un vero e proprio fenomeno globale conosciuto ormai, diciamoci la verità, anche dai sassi.

Purtroppo, quello che accade, specialmente con un tema così particolare e delicato, è che tutti vogliono parlarne ma solo in pochi ne capiscono veramente qualcosa.

Esattamente come un bambino che per poter comunicare deve imparare a pronunciare le sue prime parole, allo stesso modo noi, prima di immergerci nel tortuoso mondo delle cryptocurrencies, dobbiamo innanzitutto imparare il gergo del settore.

Lo scopo di oggi è quello di fornire alcuni concetti base in modo da potervi costruire un quadro più chiaro e più completo del panorama delle criptovalute.

Cos’è una criptovaluta?

cripto

Da un punto di vista linguistico una criptovaluta è una moneta esclusivamente virtuale che si basa sulla crittografia.

Esistono due tipi di crittografia:

  • Crittografia simmetrica, o crittografia a chiave privata, la sua funzione è quella di prendere un testo e attraverso strumenti di crittografia cifrarlo per renderlo incomprensibile a meno che non si possieda la chiave per decifrarlo.
  • Crittografia asimmetrica, o crittografia a chiave pubblica, su cui generalmente si basano tutti i sistemi di criptovalute. Questo tipo di crittografia non serve per cifrare i testi ma per firmare digitalmente le transazioni ed autenticarle.

I vantaggi delle criptovalute sono principalmente due:

  • consentono delle transazioni sicure, ma soprattutto
  • sono decentralizzate

La forza delle criptovalute è proprio la decentralizzazione, in quanto non sono valute emesse e gestite da una banca centrale o da uno governo ma si basano esclusivamente su una rete peer-to-peer (pari verso pari).

Le criptovalute quindi non sono controllate da uno stato ma da un software pubblico e completamente opensource dove tutti sono uguali a tutti.

Il linguaggio delle Criptovalute

Bitcoin

bitcoin

Bitcoin è la prima moneta digitale decentralizzata creata nel 2009 da un inventore (o gruppo di inventori) anonimo, conosciuto con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto.

Essendo decentralizzata non esiste un ente centrale che emette bitcoin ma è il software che attraverso la rete p2p emette la moneta. Quindi, tutti i computer che fanno parte della rete p2p possono emettere bitcoin.

Ovviamente non sono le persone che utilizzano il software ad emettere moneta ma è il software stesso che lo fa autonomamente. Noi utenti possiamo solo aderire a questa rete scaricando il software e lasciare che lavori per noi.

Tuttavia, scaricare il software non basta.

Infatti, una volta creati, i bitcoin non vengono distribuiti a chi ha installato il software ma ai miners.

Blockchain

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Blockchain è un sistema applicato nel settore dell’informatica per impedire la duplicazione di un’informazione.

Nel settore delle criptovalute la blockchain serve per evitare la duplicazione di moneta virtuale.

I bitcoin sono assolutamente infalsificabili proprio perché il sistema di blockchain è praticamente impossibile da violare.

Il sistema utilizza la crittografia per creare dei blocchi crittografati che vengono concatenati l’uno all’altro.

I blocchi vengono concatenati grazie a delle chiavi crittografate che possono essere trovate (dai miners) ma non possono essere modificate. Chi trova la chiave per concatenare i blocchi riceve i bitcoin.

Infatti, la cosa più strabiliante è che la blockchain è un database pubblico quindi chiunque la può avere ma nessuno la può modificare. Cioè non esiste un unico database su un unico server ma migliaia di database uguali su un’infinità di server in tutto il mondo che hanno tutti la stessa identica blockchain.

Ed è proprio questa la particolarità che permette al sistema della blockchain di essere completamente immodificabile. In quanto, se sul mio computer ho la blockchain del bitcoin e la modifico, la blockchain reale resta comunque immodificata in quanto è presente su tutti gli altri computer del mondo che l’hanno scaricata.

Per capire meglio la sua potenzialità, possiamo pensare al sistema delle banche che, al contrario, è centralizzato.

Tutte le transazioni di tutti i conti correnti online che si trovano sui server della banca possono essere modificate da chiunque abbia accesso a questi server.

Ovviamente ciò non avviene perché la banca ha dei potenti sistemi di sicurezza, ma in teoria i server delle banche sono attaccabili.

La blockchain no, in quanto si basa su una rete p2p cioè una rete infinita di server uguali fra loro.

Mining

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Mining, minare bitcoin significa estrarre i bitcoin dalla rete p2p e mandarli sul proprio portafogli (wallet).

Ogni tot minuti (in media 10 minuti) viene aggiunto un nuovo blocco alla catena di blocchi che registra le transazioni di bitcoin.

I miners individuano la chiave crittografata che consente di concatenare il nuovo blocco con l’ultimo aggiunto in precedenza alla catena.

Questa chiave è unica e per trovarla sono necessari complessi calcoli matematici che devono essere fatti attraverso appositi hardware.

Il primo che trova questa chiave conferma il blocco insieme a tutte le transazioni in esso contenute, lo concatena alla blockchain e riceve in cambio un premio cioè dei nuovi bitcoin appena creati che può farsi inviare sul proprio wallet.

Wallet

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Wallet è un portafoglio in cui è possibile raccogliere bitcoin cioè una specie di conto che permette di ricevere ed inviare bitcoin. Il wallet consiste in due chiavi:

  1. una pubblica, per ricevere bitcoin e
  2. una privata, per inviare bitcoin.

    Queste chiavi sono delle stringhe di testo cioè dei codici (di solito codici QR) che ogni utente può generare liberamente su internet. Per bitcoin c’è bitaddress.org

Valuta Fiat

Valuta Fiat è la moneta emessa da un governo o da una banca centrale, che la rendono legale come mezzo di pagamento per un bene.
La sterlina, l’euro e il dollaro americano sono esempi di valuta fiat. La maggior parte delle valute mondiali vengono emesse dagli enti centrali come valute fiat.

Exchange

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Exchange sono piattaforme online che permettono di cambiare le criptovalute in valuta fiat oppure in altre criptovalute. In inglese exchange significa cambio.

Exchange e cambio valute sono servizi molto simili. Infatti, in alcuni stati per poter operare gli exchange di criptovalute queste piattaforme devono ottenere la licenza da cambio valute. La differenza principale è che su Exchange non si pagano costi di cambio.

L’exchange è un marketplace in cui chiunque può vendere e comprare le proprie criptovalute e scambiarle con gli altri utenti in maniera del tutto gratuita ma soprattutto anonima.

Tuttavia, non tutti gli exchange accettano tutte le valute, molti per esempio non accettano l’euro.

Una volta trovato un exchange che accetti la vostra criptovaluta e anche l’euro vi basterà caricare i vostri bitcoin e metterli in vendita al prezzo di mercato o anche un prezzo facoltativo. Se qualcuno è disposto a comprare quei bitcoin per quel prezzo (espresso in euro) allora avverrà lo scambio.

Ethereum

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Ethereum è una piattaforma decentralizzata nata nel 2015 dal fondatore Vitalik Buterin.

La relativa moneta si chiama Ether (o ETH).

A differenza di Bitcoin, Ethereum non è solo una criptovaluta nata con l’unico scopo di essere un mezzo di scambio, ma è anche una piattaforma decentralizzata per la creazione p2p di contratti intelligenti (smart contract).

Gli smart contract sono contratti informatici scritti con un apposito algoritmo che li rende autotemperanti, cioè l’esecuzione del contratto è completamente automatizzata.

Quindi quando si verificano tutte le condizioni previste nell’algoritmo del contratto questo viene portato a termine cioè vengono eseguite tutte le operazioni per concludere il contratto in maniera del tutto automatica.

Token

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Token significa “gettone” ed indicano le monete di cui sono costituite le criptovalute, quindi servono a calcolare gli specifici importi che ogni utente possiede, invia o riceve.

La FINMA (l’Autorità Federale Svizzera di vigilanza dei mercati finanziari) distingue tre tipologie di token:

  1. Token di pagamento veri e propri, ovvero le criptovalute in senso stretto, non collegate ad altre funzionalità o progetti. Di questa categoria fanno parte Bitcoin, Ethereum, Litecoin, ecc. Queste sono monete vere e proprie, nate per essere utilizzate come mezzo di scambio.
  2. Token di utilizzo (ovvero utility token) che servono per un utilizzo specifico all’interno di una singola piattaforma o un servizio digitale. Di questa categoria ad esempio fanno parte XRP di Ripple, o Binance Coin (BNB) di Binance, e possono comunque anche essere scambiati all’esterno della loro piattaforma nativa. Si distinguono dai precedenti proprio perché il loro scopo iniziale non è quello di essere delle generiche monete.
  3. Token d’investimento, che invece rappresentano valori patrimoniali, come quote di valori reali, aziende, ricavi o il diritto ai dividendi o al pagamento di interessi. Questi token devono essere considerati in relazione alla loro funzione economica, in modo simili alle azioni o obbligazioni societarie, o uno strumento finanziario derivato.

    In generale, quando parliamo di token facciamo riferimento a due diverse definizioni:
  1. Token intrinsechi o nativi, cioè monete che hanno una propria piattaforma.
  2. Token basati su altri asset, cioè monete digitali che non hanno una loro piattaforma ma che per esistere devono appoggiarsi ad un’altra blockchain. La piattaforma di appoggio per la creazione di una nuova criptovaluta è solitamente Ethereum.

    Tuttavia, per evitare di creare troppa confusione tra criptovalute che possiedono una propria piattaforma (Token nativi) e criptovalute che si fondano su un’altra piattaforma (Token basati su altri asset), si preferisce utilizzare solo la seconda definizione.

    Quindi, quando si parla di token ci si riferisce solitamente solo alle criptovalute che si basano su altri asset. A tale proposito, il sito del Blockchain Council ha deciso di suddividere le criptovalute in tre categorie:
  1. Coins: sono le criptovalute vere e proprie che hanno una propria blockchain come Bitcoin ed Ethereum.
  2. Token attraverso gli smart contract, è possibile creare dei gettoni che utilizzino la stessa blockchain. Questa è la definizione più in uso di token cioè monete digitali che non hanno una propria piattaforma ma che per esistere devono appoggiarsi ad un’altra.

    La maggior parte dei token che nascono vengono creati tramite forme di finanziamento ICO sulla piattaforma Ethereum grazie a smart contract che consentono alle persone di acquistare i token e farseli inviare sul proprio wallet (in genere un wallet ethereum).

    Ovviamente, quando viene emessa una nuova moneta su una blockchain di appoggio il valore iniziale della nuova valuta è zero in quanto non può prendere il valore della moneta nativa della blockchain sfruttata.
  3. Altcoins: sono criptovalute alternative al Bitcoin, cioè tutte le criptovalute che non sono Bitcoin e che non appartengono a Bitcoin.

    Attualmente la bitcoin dominance, che fa riferimento alla percentuale totale della capitalizzazione di mercato di tutte le criptovalute che appartengono a bitcoin, supera mediamente il 62%. Di conseguenza, si è ritenuto più semplice dividere il mondo delle criptovalute in bitcoins e altcoins.

Initial Coin Offering (ICO)

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Initial Coin Offering (ICO) sono una forma di finanziamento ampiamente diffusa nel mondo delle criptovalute usata da soggetti che intendono realizzare un determinato progetto.

Per reperire finanziamenti si propone al pubblico (tramite il c.d. whitepaper) un progetto che viene poi realizzato tramite blockchain con creazione di token da cedere, a fronte di un corrispettivo, ai soggetti finanziatori.

Chiunque, grazie ad Ethereum, può creare la propria criptovaluta attraverso gli smart contract che fanno sì che quando le persone sottoscrivono questa offerta iniziale di acquisto hanno la garanzia di ricevere il numero di token pattuito nel contratto.

La FINMA riconosce tre tipologie di ICO:

  1. ICO di pagamento: per le ICO i cui token svolgono la funzione di mezzi di pagamento e sono già trasmissibili. La FINMA considera come assodato un assoggettamento alle disposizioni in materia di riciclaggio del denaro. Ovvero si seguono le norme già esistenti (e le si tratta di fatto come monete).
  2. ICO di utilizzo: i token di utilizzo non sono classificabili come investimenti, perché al momento dell’emissione si limitano a conferire un diritto di accesso a un’utilizzazione o a un servizio digitale. Quindi vale lo stesso discorso precedente cioè si seguono le norme già esistenti.
  3. ICO d’investimento: la FINMA considera i token d’investimento come valori mobiliari con le relative conseguenze sul piano del diritto dei mercati finanziari nella prospettiva della negoziazione. Queste sono le ICO per i quali varranno invece gli obblighi corrispondenti previsti dal Codice dalle obbligazioni (ad es. obbligo di pubblicazione di un prospetto). Insomma, queste non sono monete, ma asset finanziari (investimenti), e vanno trattati come tali.

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