Aggiornato il 23/08/2022 da Gaetano Matarese
Il cosiddetto Recovery Fund è uno dei piani di rilancio economico europeo più grandi della storia moderna e contemporanea.
Esso nasce dalla necessità di fronteggiare la crisi economico-finanziaria nata dai vari lockdown nazionali utilizzati per arginare il diffondersi di un nuovo coronavirus, ovvero il Sars-Covid-19.
La crisi economica è stata causata non solo dai vari lockdown, che hanno obbligato tantissime attività a chiudere; in molti casi, definitivamente, purtroppo.
La crisi è stata anche causata dalla paura che si prova nei confronti di questo nemico invisibile.
Ciò ha portato ad una drastica diminuzione dei consumi.
Inoltre ha indotto le varie imprese, in virtù proprio del crollo della domanda interna ed internazionale, ad un minore fabbisogno di forza lavoro.
Detto in altre parole, meno consumi, meno domanda, meno offerta, meno lavoratori, più disoccupazione e minor reddito disponibile, che, a sua volta, aggrava la crisi in un circolo vizioso.
Da qui il senso del Recovery Fund.
Il suo obiettivo è quello di bloccare il crollo dell?economia andando a sostenere e potenziare le molteplici variabili che costituiscono il PIL di uno Stato: investimenti, consumi, politiche governative, export e via discorrendo.
Ma, come fa a fare tutto questo?
Recovery Fund: in cosa consiste

Il Recovery Fund, come dice la parola stessa, “Fondo di recupero”, consiste in un piano di liquidità volto a limitare la crisi economica nata nel 2020.
C’è stata una tortuosa e non semplice trattazione diplomatica tra i vari stati che costituiscono l’Unione Europea prima di arrivare al Recovery Fund.
Infatti, prima di giungere all’approvazione del Recovery Fund, sul tavolo della Commissione erano state presentate varie proposte, quali il MES o gli eurobond.
I paesi che si opponevano al Recovery Fund, definiti dalla stampa come paesi frugali, erano quelli che, ritenendo di avere un’economia più stabile e una finanza più ordinata, non trovavano giusto dover pagare la crisi anche a stati come l’Italia, la quale è stata considerata da loro come “spendacciona” e poco predisposta ad attuare riforme strutturali per migliorare le condizioni del suo apparato economico .
Questo è anche il motivo che ha portato l’Italia ad essere molto meno resiliente alla crisi.
Ci sono voluti mesi e mesi, ma, dopo un’intensa attività di negoziazione tra istituzioni europee e stati nazionali, finalmente a fine luglio l’Unione Europea è riuscita a delineare il suo piano di rilancio: il Recovery Fund.
L’idea dietro al piano europeo è quella di emettere dei titoli di credito, i Recovery Bond, aventi come garanzia il bilancio europeo stesso. In soldoni, si parla di un debito europeo comune.
Il piano, chiamato anche Next Generation UE dalla Commissione europea, mette sul piatto dei 27 paesi membri complessivamente un ammontare di 750 miliardi di euro. I fondi sono divisi in questo modo:
- 390 miliardi di contributi a fondo perduto, che dunque non bisogna rimborsare;
- 360 miliardi di prestiti;
Recovery Fund: quanti soldi riceverà l’Italia e come intende spenderli.

I criteri per l’assegnazione della quota per singolo paese dei soldi del Recovery Fund sono molteplici; tra questi c’è l’impatto economico subìto in termini di PIL, il tasso di disoccupazione, PIL pro capite, popolazione totale e l’impatto del Covid-19.
Ne esce fuori un quadro in cui i paesi come l’Italia, ma anche la Spagna e Grecia, che sono quelli più colpiti economicamente, ma anche sotto il punto di vista sanitario, almeno per l’Italia, sono vincitori dato l’alta quantità di fondi assegnati.
Difatti, all’Italia sono stati assegnati la bellezza di 81,4 miliardi sotto forma di sovvenzioni e 127,4 miliardi in prestiti.
Le risorse saranno così allocate nel tempo: circa 44,7 miliardi di sovvenzioni a fondo perduto verranno utilizzati per i progetti relativi al biennio 2020-2021.
Altri 20 miliardi e passa saranno utilizzati nel 2023.
Come abbiamo già detto, è uno dei piani di rilancio economico più importanti di sempre. Proprio per questo, la Commissione ha chiesto ai vari governi nazionali di presentare la bozza del proprio piano di spesa entro il 15 ottobre. Il governo italiano ci ha lavorato sino all’ultimo giorno, avendolo consegnato l?ultimo giorno possibile.
In precedenza, la Commissione aveva altresì delineato le linee guida da rispettare durante la stesura dei vari piani di spesa nazionali.
I criteri più importanti per ottenere il versamento dei fondi sono: produttività, equità sociale, stabilità macroeconomica e, in particolar modo, la sostenibilità ambientale. Per quest’ultima dovranno essere investiti almeno il 37% dei fondi complessivi. Per la transizione tecnologica e digitale dovranno essere investiti non meno del 20%.
Obiettivi del governo italiano

Il governo italiano, in virtù delle sopra elencate linee guida, ha presentato ben 557 piani che potenzialmente potrebbero ricevere l’approvazione da Bruxelles.
In linea generale, la volontà è quella di:
- Potenziare la sanità, attraverso un investimento pluriennale di 35 miliardi di euro;
- Aggiornare in senso digitale la scuola, potenziare le infrastrutture scolastiche e rendere più accessibile sia l’accesso ai dispositivi tecnologici, come pc e tablet. Lo stesso vale per le borse di studio;
- Finanziare in almeno cento città il 5G, andando dunque a migliorare la connettività del paese;
- Potenziare i trasporti, portando a conclusione alcuni progetti antecedenti al Covid-19 come la Torino-Lione, a cui sarà destinato poco più di un miliardo. Saranno poi create nuove linee per una maggiore viabilità tranviaria. Inoltre, per diminuire l’emissione di Co2, c’è la volontà di garantire la gratuità dei trasporti per chi non se li può permettere;
- Aumentare i salari dei lavoratori e l?occupazione attraverso un’operazione di detassazione. Il governo si è posto l’obiettivo di aumentare l’occupazione di almeno 10 punti, ovvero al 73%. Sarà poi attuata un’operazione di assunzioni pubbliche.
Recovery Fund: conclusioni

Il Recovery Fund è molto più di un piano di rilancio economico.
Infatti ha schiacciato il pedale dell’acceleratore dell’integrazione europea, attraverso l’istituzione di bond europei comuni e, quindi, l’istituzione di un debito comune europeo. I vari stati nazionali si sono viste alle strette come mai prima d’ora. Questi, spaventati, hanno deciso di sorpassare le rivalità storiche, volendo così fronteggiare insieme il Covid-19 e la crisi economica e sanitaria che questi ha portato con sè.
Strizzando gli occhi, potremo vedere cos’altro di buono ha portato con sè il Covid-19. Probabilmente, l’inizio di un nuovo periodo per il Vecchio Continente, basato sulla sostenibilità ambientale, sulla lotta alle ingiustizie sociali, sul lavoro e sulla tecnologia (il grande boom di bitcoin ed altre criptovalute ne è un esempio).
Il tempo è signore e ci darà conferma di tutto ciò.